1 marzo 2010

IL PRIMO VOLO DELL'AIRONE




Il 2 gennaio di cinquant’anni fa si spegneva il più grande campione di ciclismo di tutti i tempi.
Ma per noi è Fausto Coppi è ancora vivo. Ha novant’anni e abita nei nostri cuori e nei sogni di ogni ragazzo che sale su una bicicletta.
E’ per questo che più che la commemorazione della morte (l’Africa, la malaria, l’agonia, l’imperizia dei medici… di questo parleranno tutti…..) vogliamo raccontare la “nascita” del Campionissimo. Vogliamo raccontare quel Giro d’Italia 1940 che vide l’affermazione di un giovane appena ventenne, contro tutti i pronostici e contro gli unanimi pareri degli esperti.
Vogliamo raccontare anche di quei campioni che, pur nella semplicità e nella modestia, seppero coinvolgere le folle infinitamente più di qualsiasi altro evento sportivo.
Vogliamo ricordare i protagonisti di quel Giro d’Italia; una teoria di facce piene di fatica, di gioventù; schiette facce “da ciclismo”, ricche di vigore, sincerità e correttezza. Per gli italiani dell’epoca rappresentarono un fulgido esempio di rettitudine e moralità, il fiore di una generazione presto perduta nei gorghi maligni e venefici di una guerra assurda voluta dall’Impero del Male. Per l’Italia degli anni Trenta quei meravigliosi giovani che vissero con la speranza nel cuore e con le ali ai pedali furono stimolo alla voglia di sognare che, purtroppo, fu ben presto annichilita dal tragico conflitto che si andava apparecchiando. Infatti, per un centinaio di giovani che si apprestavano all’annuale cimento sportivo più importante d’Europa, tanti altri, molti di più, anzi troppi di più, si armavano e venivano spinti ad un’era di guerra, di violenza e di prevaricazione: epoca in cui una forza ottusa ed intollerante doveva dominare sul libero mondo delle idee e del dialogo.
Il Giro agonisticamente si mette subito male per la Legnano del direttore sportivo Eberardo Pavesi: Bartali cade nella discesa della Scoffera e si infortuna gravemente. Pare che non sia più in grado di proseguire. Ma la grinta agonistica del toscano prevale sui cerotti e la sua corsa continua. Sale allora in cattedra un coequipier di Gino, il cremonese Pierino Favalli il quale prende la maglia rosa. Poi gliela strappa di dosso lo scalatore torinese Enrico Mollo dell’Olympia, ma, inopinatamente, con la regia di un Gino Bartali a mezzo servizio ma più che mai uomo squadra, un giovanissimo segaligno e timido, dalla faccia aguzza e dal sorriso timoroso, quasi diventa un gigante e conduce a Milano un “Giro” che si rivela interessantissimo, incerto e combattuto: un “tutti contro tutti” dalle mille sorprese e verità.
Coppi, l’ancora sconosciuto Fausto Coppi, si erge a vincitore, sorprendente ma meritevole. Il suo è il successo inaspettato di un ragazzo, quasi di un “cucciolo”, la vittoria di un campione ancora in fieri: il primo, grande, volo di un meraviglioso “Airone” Ma, come ricorda la “Gazzetta” nel giorno del trionfo, è pur sempre e principalmente un “coscritto” e tanto basta per capire in che clima sta vivendo lo sport, ma in generale tutta una nazione, anzi un intero continente. Fatto quanto mai emblematico, il giorno seguente la conclusione di quel “Giro”, l’Italia entra in guerra: la Storia, la nostra Storia, non sarà più quella di prima. L’Italia, la nostra Italia, morirà ma, splendida Araba Fenice, saprà risorgere dalle sue macerie e dalle sue ceneri.

In questi ultimi anni il clima in cui si muove il ciclismo del Duemila non è così drammatico ma è altrettanto sconcertante e amaro. Il “fenomeno doping” e l’insipienza dirigenziale sta martoriando ed uccidendo il ciclismo quasi come i bombardamenti e quasi come una guerra, una tragica e stupida guerra.
Ma come miracolosamente successe per l’Italia al termine della “Seconda Guerra Mondiale”, ci aspettiamo tutti, prima o poi, una vera, autentica rinascita.


Carlo Delfino


Il libro IL PRIMO VOLO DELL’AIRONE
di Carlo Delfino e Giampiero Petrucci
248 pagine più di 150 immagini in buona parte inedite
Edizioni BradipoLibri Torino

1 commento:

  1. Grazie Carlo, sei grande.
    Carlo Delfino, risiede a Varazze (Sv) dove è nato nel 1955. Medico, appassionato e scrittore di ciclismo. Amante del ciclismo "Eroico".
    Giampiero Petrucci, nato a Viareggio nel 1963.
    Geologo, scrittore e "storico del ciclismo".

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