Quando si giocava a biglie sulla spiaggia

Ci sono ricordi che non si scolorano poichè sono legati al periodo della fanciullezza, a quel mondo incantato e semplice. Come semplice era giuocare in estate a biglie sulla spiaggia in gare che emulavano a tal punto i Campioni di Ciclismo in una sorte di immedesimazione tale che ti sentivi veramente il campione della tua biglia.
La pista poi la si costruiva con gli argini alti, le salite, i salti, le buche, le cuve paraboliche, a volte si bisticciava perchè la si voleva fare a modo proprio diverso dagli altri, poi con una curva o un salto in più si proseguiva.
Finita la pista arrivava il momento magico di scegliere la propria biglia ed era nuovamente un bisticcio perchè alla fine di ogni gara la sabbia si teneva sempre qualche biglia e diminuendo così inesorabilmente eri costretto ad essere il campione che non volevi.
Le regole poi si facevano all'istante come ad esempio si poteva spostare la biglia sulla sponda rimanendo sulla stessa linea di modochè con un colpo preciso si poteva superare le altre senza bocciarle e rimanere dietro.
Quanto tutto finiva la si lascia così ad essere distrutta dai piedi dei bagnanti per risorgere il giorno successivo più lunga, più bella.

Paolo Amadori
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E' a partire dagli ultimi decenni dell' ottocento che viene fissato nella memoria popolare il mito dei giganti della strada. Un ciclismo pionieristico racconta epiche sfide a cavallo di un mezzo rudimentale, su strade disastrate e distanze improponibili, ad esaltare il carattere eroico dei protagonisti di tali imprese, le gesta degli eroi del pedale. La bicicletta è il cavallo di ferro, la macchina, il velocipede: mezzo veloce e pertanto sinonimo di progresso e modernità. In poco tempo la bicicletta sarà alla portata di tutti o quasi, divenendo così il cavallo dei poveri: più economico, veloce, efficiente.
E' nel secondo dopoguerra tuttavia che il ciclismo raggiunge l'apice della sua popolarità. Il giro del 1946, all'indomani del referendum che sancirà l'inizio della Repubblica Italiana, è subito battezzato della rinascita. In un paese devastato dove la parola d'ordine da tutti condivisa è ricostruire, il duro mestiere del corridore appare in perfetta sintonia con le necessità della popolazione. Pedalare viene acquistando sempre più il significato di rimboccarsi le maniche, darsi da fare, lavorare. Il Giro d'Italia diviene la corsa del popolo: nessun altro sport più del ciclismo somiglia tanto ad un lavoro!
E' in questi anni di ricostruzione, con le macerie della guerra a far da sfondo alle corse in bicicletta, che il ciclismo irrompe sui giornalini per ragazzi e nei sussidiari scolastici. Da tempo infatti ci si è accorti come l'infanzia segua con passione crescente, attraverso la stampa sportiva e soprattutto la radio, le vicende del plotone. E' però attraverso il gioco che bambini e ragazzi si appropriano di eventi quali il Giro d'Italia e il Tour de France. Figurine, biglie, coperchini e fumetti di ambientazione ciclistica sono gli strumenti di questa ricezione originale che trasforma i bambini da semplici spettatori in attori della corsa.

Fra le mani dei bambini italiani, in aggiunta alle biglie di terracotta, arrivano i tappi a corona, materiale di scarto e facilmente reperibile, particolarmente accattivanti per i colori, i disegni, le scritte;...e solo per i più fortunati le biglie in acciaio dei cuscinetti a sfera o quelle in vetro ricavate dalle bottiglie di gazzosa, la prima bevanda analcolica gassata ai tempi di Gerbi, Binda e Girardengo, campioni di ciclismo. Era anche detta bicicletta o champagne della pallina dalla quale i bambini recuperavano la biglia di vetro in essa contenuta, al tempo lusso per pochi e ricercatissima perchè più tonda e pesante rispetto alle biglie di terracotta.


Immagine gentilmente concessa da BALNEA museo virtuale dei bagni di mare e del turismo balneare


Le palline di plastica con una semisfera trasparente a svelare la figurina del ciclista sono un fenomeno tutto italiano, un'evoluzione dei tappi metallici. Sembrano comparire sul finire degli anni '50 sulle spiagge italiane, correndo sui circuiti in sabbia realizzati da operosi bagnanti, così come i ragazzini facevano con i grandi mucchi di sabbia di un cantiere edile, allo stacco dei muratori.



Disegni tratti da G.Micheloni "Il gioco delle biglie sulla spiaggia" Sperling & Kupfer Editori, Milano 1996

Prendono così vita lungo gli arenili del litorale momenti di aggregazione che coinvolgono appassionati vecchi e nuovi legati fra loro da una simulazione che evoca ricordi. Come afferma Gianni Micheloni in Il gioco delle biglie da spiaggia: un manuale tecnicissimo.


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2 commenti:

  1. grande Paulo...è una pagina bellissima che in tutti noi ci riporta indietro nel tempo.
    medusa.

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  2. sei proprio un romantico!!!

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